La psicomotricità come guida nei nidi

Gioco psicomotorio e approccio Brazelton nei nidi di Baranzate, Bollate e Solaro: un cambiamento di prospettiva nella progettazione degli spazi e dei tempi per i bambini e per le bambine, in relazione ai bisogni che si manifestano nel corso della crescita.

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La psicomotricità come guida nei nidi

Verso un nido aperto

L’esperienza educativa che abbiamo maturato negli ultimi anni nei nostri nidi (Baranzate, Bollate, Solaro) nasce da un lungo percorso di formazione che ha portato ad una nuova prospettiva nella progettazione degli spazi e dei tempi per i bambini e per le bambine.

Una formazione che ha scardinato molte nostre misconcezioni sui bambini, generando un’idea di nido aperta alla possibilità di modificare spazi e tempi in relazione ai bisogni che si manifestano nel corso della crescita. Questa formazione ci ha portato a pensare il nido come un ambiente attivo, ricco di sfide evolutive coinvolgenti ed interessanti per loro.  Pensare e progettare un ambiente facilitante al nido ha significato interrogarsi sui molti bisogni dei bambini nello 0-3, mettendosi in una costante posizione di ascolto e di osservazione dei loro comportamenti in relazione con il contesto (spazi e materiali) e con gli adulti, oltre che con i bambini stessi. Ci siamo fatte aiutare da una formazione che ha introdotto il gioco psicomotorio nei nostri nidi e dall’approccio Brazelton che ha aiutato a comprendere in maniera più profonda i bambini e i loro comportamenti.

 

Cosa ha portato la formazione psicomotoria?

Ha portato un modo di pensare i bambini in relazione attiva con l’ambiente e la comunità, di lavorare sulla postura dell’adulto nei confronti dei bambini mentre sono impegnati nelle loro esperienze. Dopo anni di lavoro formativo sulle pratiche psicomotorie al nido (o sul gioco psicomotorio) continuiamo a interrogarci sui contesti che allestiamo per i bambini e come questi, con il nostro sguardo facilitante, possano far emergere meglio le loro competenze. Ci siamo accorte che le condizioni date dal contesto determinano in modo unico la qualità delle esperienze dei bambini. La possibilità di comporre e scomporre l’ambiente, ad esempio, incoraggia il protagonismo dei bambini nelle loro interazioni con lo spazio, uno spazio che si modifica non solo in relazione ai loro bisogni ma anche alle loro inclinazioni e interessi. Per questo l’esperienza psicomotoria è sempre accessibile ai bambini, dentro e fuori: nelle sezioni e in giardino. I bambini cercano e scelgono molto intuitivamente quei materiali che sono per loro interessanti e sfidanti per i loro bisogni. Lo spazio viene così riconosciuto come proprio dai bambini, uno spazio che accoglie le loro emozioni in momenti per loro cruciali, come ad esempio il distacco dai genitori al mattino, o l’incontro con qualcosa di nuovo, o di imprevisto che può richiedere una ricerca di adattamento. E’ proprio allora che, se viene data loro la possibilità di trovare “una soluzione” attraverso la relazione con l’educatrice e/o attraverso l’ambiente, i bambini sono pronti e più disponibili a riemergere ad esempio dalle loro tempeste emotive. Facendo questo, ogni bambino si mette in relazione con il contesto (spazio e comunità) e riesce a dare forma alle proprie emozioni, alternando esperienze sensoriali e motorie a quelle simboliche e immaginative.

Cosa abbiamo appreso?

La formazione psicomotoria ci ha aiutato a riconoscere il significato profondo che riveste il movimento nell’esperienza del bambino. Ha infatti fornito molti spunti che hanno attivato molte e continue domande: quale spazio, quali tempi, quali materiali, quali allestimenti, quali sguardi, quali possibilità e quali confini offrire nelle varie fasi educative? Ha fornito un atteggiamento più aperto e flessibile nelle diverse scelte consentendo di proporre le esperienze appropriate alle fasi della crescita e ai bisogni individuali del singolo bambino, aiutandolo così a esprimere le sue potenzialità.

Ma senza una puntuale ri-progettazione degli spazi non sarebbe stato possibile osservare il singolobambino nel gruppo. Molte delle caratteristiche personali ci sarebbero sfuggite perché il nostro sguardo sarebbe stato uno sguardo d’insieme sul gruppo, piuttosto che un’acuta osservazione dell’individuo. La progettazione di spazi aperti e abitati da materiale psicomotorio e destrutturato è ciò che ha consentito ai bambini di esprimere la loro natura di esploratori, di piccoli ricercatori. Quando un ambiente è più flessibile diventa più inclusivo, nel senso che consente di esprimere le proprie intenzioni e mettere contemporaneamente in atto le proprie risorse personali. In sintesi, li rende protagonisti, creativi, trasformativi fin dai primi anni di vita. Grazie all’ambiente allestito con materiale psicomotorio siamo riuscite sia a fornire risposte adeguate ai bambini, sia a fornire un servizio flessibile per i genitori che possono accedere al nido in base alle loro possibilità e bisogni. Se il nido è un luogo per i bambini, lo vuole essere anche per i genitori che entrano ogni giorno nella sezione di riferimento quando li accompagnarli e quando li vengono a riprenderli condividendo così un tempo insieme. La possibilità che viene data ai genitori di entrare, sostare, osservare e spesso condividere un’esperienza fa star bene bambini e genitori perché i tempi sono dilati e anche il distacco può essere un’opportunità per osservare il proprio bambino/a e per conoscere altri aspetti del suo carattere e del suo stadio evolutivo.

 

 

Un approccio centrato sul bambino: l’approccio Brazelton

Ancor più dell’approccio psicomotorio, la formazione che ha inciso maggiormente nello sviluppo di questo tipo di nido è basata sui lavori di Brazelton, un noto pediatra e psichiatra infantile statunitense. Questo approccio ci ha aiutato a comprendere meglio e promuovere lo sviluppo dei bambini partendo dal presupposto che, fin dalla nascita, ognuno di essi interagisce attivamente con l’ambiente fisico e relazionale.

A partire da questo presupposto abbiamo modificato molte pratiche nei nostri nidi. Abbiamo in particolare ripensato gli spazi e i tempi rendendoli più leggeri, più flessibili e quindi più sintonizzati con i tempi dei bambini. Ci sono bambini che sono molto sensibili ai cambiamenti, sia interni che esterni, a ciò accade, al contesto. Ci sono bambini che affrontano l’ambiente e gli imprevisti più facilmente. Ogni bambino arriva al nido con la sua storia, con il suo repertorio di competenze ed esperienze, con il suo andamento dello sviluppo che richiede un tempo diverso per ogni bambino. Nei primissimi anni il linguaggio dei bambini è soprattutto sensoriale e corporeo, viene prima delle parole, motivo per cui il nido deve fare spazio a questo linguaggio. Pertanto, le esperienze che ogni bambino andrà a fare al nido non sono neutrali, in quanto andranno ad ampliare il suo repertorio emotivo. Nella fascia di età 0-3, infatti, lo sviluppo di ogni bambino si evolve con tempi e ritmi diversi che richiedono un adattamento continuo e personalizzato dell’ambiente e un’attenzione alla comunità. Queste riflessioni ci hanno portato a cambiare il nostro approccio in modo da dare tempo a ogni bambino di esprimere le proprie competenze sociali ascoltando quelle individuali. Studiando e applicando l’approccio Brazelton, abbiamo imparato ad avere più fiducia nelle capacità personali dei bambini, a riconoscere i loro punti di forza e le loro difficoltà perché questo ci consente di aiutarli “privilegiando la valutazione delle competenze con cui bambini e famiglie possono far fronte alle loro sfide, più che le loro difficoltà” (Rapisardi, 2019). A volte può essere molto difficile sintonizzarsi con loro perché per nessun bambino la crescita è lineare. Nella loro crescita i bambini incontrano continuamente periodi di cambiamento, momenti di passaggio di crescita, detti Touchpoint nell’approccio Brazelton, in cui le emozioni sono molto intense, difficilmente gestibili in modo autonomo.

Un approccio per molte relazioni.

L’approccio Brazelton ha quindi portato a una maggiore consapevolezza della complessità di comportamenti che il bambino attraversa nella fascia di età 0-3, a una comprensione più profonda dei comportamenti dei bambini e a una maggiore capacità di mettersi in dialogo con loro.

Con i genitori, invece, abbiamo iniziato a stabilire una relazione basata sulla fiducia, sulla possibilità di condividere l’osservazione del bambino per mettere in evidenza sia i suoi momenti evolutivi sia quelli regressivi. Abbiamo lavorato sulla possibilità di confronto continuativo con i genitori, sapendo che loro possono aiutarci a comprendere il loro bambino, poiché, come dice Brazelton, i genitori conoscono più di noi il loro bambino.

Mettere in pratica i pensieri di Brazelton ha significato quindi rimettersi in gioco e autorizzarsi a personalizzare le relazioni con i bambini in relazione a quei bisogni che Brazelton definisce “irrinunciabili”. Progettare spazi, tempi e relazioni al nido in relazione a questi bisogni significa assicurare delle esperienze capaci di rispondere ad un ampio ventaglio di bisogni come, ad esempio, il bisogno di sviluppare costanti reazioni di accudimento, il bisogno di protezione fisica e sicurezza, il bisogno di esperienze pensate sulle differenze individuali e appropriate al grado di sviluppo, ma anche quello di vivere in un ambiente che soddisfi alle aspettative di crescita, e da ultimo, e legato a questo, il bisogno dei limiti.

Nello spazio allestito con materiale psicomotorio abbiamo visto che ciò è possibile.

 

Quali contesti e ambienti?

Questa conoscenza dello sviluppo ci ha sollecitato a porci in relazione con i bambini partendo dall’osservazione delle loro esperienze durante le prime fasi della loro vita. Anche le neuroscienze e le ricerche che hanno messo in evidenza le peculiarità dei primi mille giorni di vita e quanto sia complesso e delicato questo periodo per lo sviluppo dei bambini che richiede agli adulti di avere sguardi attenti per i bambini e di offrire loro esperienze di qualità. Osservare i bambini e conoscere le basi del loro sviluppo facilita enormemente la comprensione dei loro bisogni evolutivi ma porta anche a pensare e progettare l’ambiente in modo da favorire certi passaggi evolutivi. Un ambiente che possa essere abbastanza capace di accogliere movimenti, azioni e relazioni diverse, che possa consentire ai bambini di muoversi e fare le loro esperienze in presenza di altri bambini e di adulti che siano in ascolto dei processi piuttosto che dei risultati.

 

 

Come siamo arrivati a questo nido?

Il cambio di sguardo sui bambini e sulle loro competenze e la conoscenza dei processi evolutivi ci ha portato naturalmente ad allestire i contesti in funzione dei bambini e a modificarli in relazione ai bisogni che cambiano. L’impressione entrando in questi nidi è che i bambini siano molto liberi di muoversi, di scegliere la proposta di gioco per poi lasciarla a favore di un’altra, in un apparente caos. Ma ciò che vediamo poi è che i bambini tornano, adottando un altro sguardo perché sono i primi che voglio mettersi in dialogo con le loro esperienze.

Questo lavoro continua a portare moltissimi spunti di riflessione sulla funzione dell’adulto (educatrice/educatore) quale mediatore delle esperienze di gioco dei bambini e delle bambine. Ma uno degli aspetti più interessanti da condividere in questa esperienza è che l’allestimento degli spazi e dei materiali permette in modo unico e naturale lo sviluppo, sempre non lineare, delle competenze individuali del bambino; di un bambino che allarga il suo sguardo facendo esperienze con gli altri bambini, scoprendo che ciascuno è diverso, che le relazioni sono possibili, che si può imparare da ciascuno. Se i bambini al nido sono assecondati nei loro ritmi e tempi, i bambini riescono più facilmente a investire non solo nel gioco e nelle diverse esperienze ma anche nelle relazioni interpersonali.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Brazelton B. (2000), I bisogni irrinunciabili dei bambini, Milano, Raffaello Cortina.

Cartacci F. (2013), Movimento e gioco al nido, Trento, Erickson.

Colombo A.R., Nardellotto D. (2019) Bambini e genitori al nido. Il metodo Brazelton, Roma, Carrocci editore.

 

Per chi volesse saperne di più:

Centro Touchpoint dell’Associazione Natinsieme di Roma

 

La psicomotricità nelle diverse età della vita (rivista)

ANUPI Educazione

 

LINK UTILI

http://www.comuni-insieme.mi.it

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