Una scuola condivisa. Si può fare!

Una scuola condivisa non è un’utopia. La pandemia ha agito da acceleratore, per costruire interventi dentro e fuori la scuola orientati alla felicità dell’intera comunità educante, recuperando un rapporto stretto con le famiglie e il territorio, abbattendo muri fisici e virtuali.

Stai leggendo

Una scuola condivisa. Si può fare!

Che cos’è Una Scuola Condivisa

Dal 2019 al 2022 il comune di Rho ha sperimentato un modello innovativo per realizzare una scuola realmente aperta e diffusa sul territorio e soprattutto per favorire il rafforzamento della rete educativa esistente a beneficio dei minori della fascia 5-14 anni. Questo è stato possibile grazie al sostegno dell’impresa sociale Con i Bambini che ha selezionato il progetto Una Scuola Condivisa nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Una Scuola Condivisa ha voluto unire le energie e le competenze di realtà da anni impegnate con differenti strumenti e attività all’interno delle aule scolastiche, sul territorio, nelle università, per lavorare in maniera partecipata e condivisa sui temi dell’innovazione della didattica e del ripensamento del ruolo dell’istituzione scolastica come centro propulsore della vita cittadina. Sono state realizzate azioni “nella” scuola e “per” la scuola, nei contesti formali e informali dellʼeducazione, favorendo un modello virtuoso di scuola aperta e diffusa, che ne ha promosso la preziosa specificità di luogo democratico di crescita, incontri, scambio e arricchimento ove tutte le componenti coinvolte hanno potuto sperimentare relazioni di senso. Una Scuola Condivisa ha quindi previsto anche alcune specifiche azioni di empowerment della comunità educante affinché si estendessero i suoi principi e azioni allʼintero territorio rhodense, coinvolgendo soggetti eterogenei implicati a vario titolo dal mandato educativo, dalle famiglie ai cittadini e alle cittadine interessati. In ottica di impatto sugli ambiti di intervento e sulle politiche pubbliche di riferimento, è stato dato spazio specifico alla disseminazione ed esportazione dei presupposti e della metodologia adottata.

 

Relazioni e spazi educativi come patrimonio della comunità (non solo educante)

Una Scuola Condivisa ha coinvolto il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’università Milano Bicocca (con le docenti Monica Guerra e Francesca Antonacci) e il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano (con la docente Barbara Coppetti), due realtà impegnate da anni nella ricerca pedagogica e nello studio delle forme e delle funzioni degli spazi scolastici. Questi enti hanno supervisionato l’aderenza ai valori del progetto nel suo svolgimento insieme alle altre realtà del comitato scientifico del progetto: Cooperativa Sociale LaFucina, Associazione ALA Milano, Scuola di Coaching Umanistico e il capofila Consorzio Cooperho. Il lavoro sinergico di queste realtà si è sviluppato a partire dalla consapevolezza che l’innovazione non significa mai partire da zero, ma al contrario iniziare con il «rintracciare, nel passato come nel presente, le forme delle strutture e delle relazioni pensate per l’apprendimento, come spazio simbolico e materiale di rielaborazione e trasmissione della cultura nelle sue diverse forme» (Antonacci, F., Guerra, M. (2014). Manifesto Una scuola, p.1). Ciò ha significato costruire azioni di formazione e supervisione per il corpo docenti e al tempo stesso non perdere di vista la dimensione di gruppo centrale nell’esperienza scolastica così come in senso lato in quella della comunità di vita. Il minore e la persona al centro sì dunque, ma ben radicati nella dimensione relazionale di una comunità fatta di piccoli e grandi in cui tutti possano essere posti nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie potenzialità e di esporre le proprie fragilità in un contesto in grado di prendersene cura e di proteggerle. Centrale in questi termini è il focus del progetto sullo “spazio”, inteso sia nella sua accezione fisica che in quella simbolica, come luogo di apprendimento, esplorazione e protagonismo di tutti i soggetti coinvolti; un luogo dove ripensare la didattica, esercitare con sguardi e strumenti adeguati il ruolo di insegnante e di educatore; un contesto dunque di immaginazione e di progettazione cooperativa dove siano i minori a dare il loro necessario contributo per la scuola del futuro. Il progetto ha dunque stimolato il ripensamento delle relazioni: tra gli elementi della scuola, tra i soggetti coinvolti, tra questi e l’azione educativa, tra la didattica e gli spazi di fruizione. Gli attori del comitato scientifico hanno ritenuto di porre l’attenzione sulla progressiva rimodulazione della dimensione educativa in tutte le sue strutture materiali – contesti, linguaggi, stili educativi – con un’attenzione alla relazione empatica come cuore di una rinnovata responsabilità sociale fondata sull’azione del prendersi cura.

 

Il 2020: un esempio di resilienza

Il progetto è stato attraversato pienamente dall’emergenza sanitaria legata al Covid19 con la principale conseguenza di mettere in discussione l’intera proposta. Alla luce delle trasformazioni in atto, il 2020 si è di fatto trasformato in un lungo tempo di “sospensione” che ha consentito agli attori coinvolti di riflettere sul proprio ruolo giungendo in alcuni casi a rimettere in discussione gli elementi del progetto e a condividere nuove domande di senso per orientarne nuovamente le azioni. Ecco che Una Scuola Condivisa ha saputo riconfigurarsi come un’opportunità. Ciò è avvenuto in particolare nelle interlocuzioni avvenute a più riprese tra insegnanti, operatori del terzo settore e amministrazione comunale. Da questi incontri, sotto forma di riunioni, focus group, comunità di pratica, sono emerse alcune specifiche linee di sviluppo delle azioni che sono diventate successivamente una sorta di bussola per le finalità del progetto e che vale la pena qui menzionare perché frutto di un importante lavoro cooperativo in risposta al complicato contesto emergenziale:

1) realizzare la scuola di oggi e di domani a partire delle azioni, reazioni e resilienze attuate nel periodo dellʼemergenza sanitaria, riflettendo in particolar modo sugli elementi principali del cambiamento e su come aprire nuovi percorsi formativi per fare esperienza di nuovi modi di fare scuola (outdoor, rapporto presenza/distanza, uso degli spazi, ecc.);

2) costruire nuove relazioni tra famiglie, scuole e territorio per contrastare la difficoltà di comunicazione e condivisione esistente tra insegnanti e famiglie, lavorando sia in termini di qualità del tempo di tale relazione sia in termini di riconoscimento del ruolo educativo e formativo della scuola e dell’intero territorio;

3) favorire specifici supporti alla genitorialità e ai nuclei familiari ben sapendo che uno degli scogli più ardui da affrontare è proprio quello del coinvolgimento delle famiglie;

4) attuare una mediazione interculturale e identitaria perché per costruire pratiche inclusive e consapevoli della complessità sociale, identitaria e culturale della contemporaneità – e nondimeno per costruire un terreno comune di reciprocità –, il progetto deve necessariamente avere dimestichezza con le molteplici diversità che la realtà sociale restituisce, siano esse linguistiche, di genere, di provenienza culturale e di qualsivoglia natura;

5) organizzare eventi sul territorio per costruire relazioni e pratiche condivise aprendo spazi di incontro e convivialità da un lato e di dibattito e confronto pubblico dall’altro. Durante la pandemia l’esistenza di Una Scuola Condivisa ha permesso dunque di rispondere a bisogni primari avendo tuttavia la capacità di riformularli tenendo alto il livello degli obiettivi educativi e relazionali e potendo garantire dunque al territorio una sponda importante cui aggrapparsi in un momento tanto complesso dal punto di vista sociale.

 

Le prospettive future

Il progetto rappresenta oggi un vero e proprio patrimonio della comunità rhodense che ha ancora enormi margini di sviluppo. Il rhodense si pone come un centro all’avanguardia delle sperimentazioni educative e della costruzione di reti territoriali che garantiscano sempre maggiore impatto alle progettazioni esistenti e a quelle future. Oggi più che mai il territorio con le sue scuole in prima fila è pronto a raccogliere la sfida cruciale del benessere e della felicità delle nuove generazioni. Al momento della conclusione formale di Una Scuola Condivisa la rete espressione della comunità coinvolta si è ritrovata pubblicamente è si è domandata cosa sia effettivamente stato realizzato e cosa sia possibile trarre da questo progetto per gli sviluppi futuri del territorio e della scuola in generale. Le risposte che sono state date possono essere sintetizzabili così:

  • in primo luogo, il progetto ha reso possibile la costruzione di un contesto pratico di riflessione sul mondo della scuola a partire dal coinvolgimento di individualità, ruoli e organizzazioni caratterizzati da un forte grado di diversificazione;
  • in secondo luogo uno degli impatti più evidenti del progetto è stato quello di essersi dotato di una governance innovativa che ha tenuto insieme i molteplici livelli e stratificazioni, locali e sovra-locali, che caratterizzano l’universo complesso della scuola;
  • in terzo luogo il progetto ha inteso innescare sul territorio un processo di cambiamento in relazione ai suoi destinatari diretti e alla comunità di riferimento e per raggiungere questa finalità ha scelto di avvalersi dell’esperienza di soggetti ed enti che hanno potuto, non senza criticità e ostacoli, confrontarsi all’interno di un contesto comune di riferimento.

 

In questo senso si vuole sottolineare il valore di un partenariato eterogeneo in grado di esprimere differenti metodo-logie sperimentate su differenti scale di intervento. Il riportare al centro della vita della comunità rhodense la scuola pubblica e la capacità di costruire impatto sociale sono due cartine di tornasole alla cui luce osservare alcuni elementi e azioni che rappresentano i lasciti del progetto in relazione alla cornice specifica dellʼempowerment della comunità educante. Nel 2022 è stato avviato un vero e proprio incubatore per l’innovazione scolastica che ha visto la partecipazione di insegnanti, amministratori, operatori del terzo settore, giovani e cittadini – provenienti da tutti i territori interessati dalle azioni e anche da territori esterni – impegnati in uno spazio di confronto, ascolto attivo e condivisione che ha avuto l’obiettivo di fornire una garanzia della continuità del patto educativo esistente e di im-maginare strumenti e azioni per una sua formalizzazione concreta. I partecipanti a questo percorso hanno scelto di individuare tre piani di lavoro:

  • i processi organizzativi, intendendo elaborare azioni di sistema che coinvolgano le istituzioni, che siano funzionali alle buone pratiche esistenti e ac-cettino i rischi del cambiamento;
  • le dinamiche relazionali, nei termini di alleanza della comunità educante, di centralità della relazione con l’allievo, di abbattimento dei muri fisici e virtuali della scuola e di conseguente relazione con il territorio;
  • le pratiche educative di allenamento e sostegno all’autonomia del minore, di costruzione condivisa di saperi e pratiche, di didattica di laboratorio dove l’apprendimento passa attraverso il fare e di stimolo al protagonismo giovanile.

 

Ora si tratta di proseguire questa spinta innovativa e continuare a sostenere una modalità realmente condivisa di fare scuola, perchè questa esperienza dimostra che “si può fare”!

 

LINK UTILI

https://www.facebook.com/unascuolacondivisa/

https://www.instagram.com/unascuolacondivisa/

Potrebbe interessarti anche

Nord Milano

Di fronte all’emergenza educativa data dall’uso degli strumenti digitali sempre più precoce e quindi necessariamente privo delle indispensabili competenze emotive da parte dei ragazzi, nasce il sito www.pattidigitali.it  per facilitare la costruzione di Patti Digitali di Comunità e accompagnare bambini e ragazzi alla scoperta della vita onlife.

Rho

Lo spazio per l’infanzia di via Giusti a Rho apre le porte anche agli adulti con incontri di supporto alla genitorialità. Non solo attività educative per bambine e bambini 0-6 anni ma anche incontri per genitori e famiglie. Sono queste le novità del servizio educativo BadaBum che dal mese di marzo ha aggiunto al ricco calendario di attività per i più piccoli anche delle proposte per genitori e famiglie con l’intento di affiancare mamme e papà nel loro ruolo genitoriale e di crescita.

Cinisello Balsamo

"Bosco Blu" è la nuova area verde interamente dedicata ai bambini dei nidi e delle scuole dell’infanzia progettata da Koinè cooperativa sociale per conto del Comune di Cinisello Balsamo. Un vero e proprio laboratorio e spazio di gioco ispirato all'Outdoor education, ovvero alla pratica di attività educative e ludiche all’aria aperta.